Classix Magazine è la mitica rivista musicale diretta da Francesco Pascoletti interamente dedicata al rock classico, ma che getta anche un'occhio ai più interessanti, curiosi e bizzarri fenomeni culturali e artistici degli anni Sessanta e Settanta, compresi i fumetti. Dal 2008 sono felice di collaborare con questa pubblicazione, oggi edita da Arcana, curando proprio la rubrica dedicata al fumetto e denominata ironicamente "Chi l'ha letto?", sottolineando il fatto che in quello spazio trovano più facilmente spazio le produzioni minori o più di culto, che non le più note, blasonate o autoriali. Insomma, "Jonny Logan e non Alan Ford" fu l'esempio che Pascoletti mi fece per entrare nello spirito della rubrica e della rivista. E Jonny Logan fu, su Classix n°17 del giugno 2008.
La storia racconta di come nel 1972 un
giovanissimo Romano Garofalo, sceneggiatore di belle speranze, si
recò presso gli uffici della casa editrice Dardo al fine di
presentare un suo progetto per una nuova serie a fumetti. In quegli
anni la Dardo era una delle principali etichette editoriali del
settore, che aveva in catalogo dei grandi classici del fumetto
popolare italiano come Capitan Miki, Il Grande Blek e
Kinowa, ma anche testate di notevole successo come Collana
Eroica e Bazooka che presentavano storie di guerra tratte
dalla pubblicazioni inglesi della Fleetway (spesso firmate da autori
italiani). Nulla a che spartire con quanto aveva in mente Garofalo,
ossia una serie umoristica che avrebbe dovuto spingere
sull’acceleratore della satira sociale. Con un occhio all’Alan
Ford di Max Bunker e Magnus, che aveva esordito nelle edicole nel
1969 edito dalla Corno, e l’altro al film di successo “7
Uomini d’Oro” di Marco Vicario (1965), l’esordiente
sceneggiatore diede così vita ad uno sgangherato gruppo di
Cacciatori di Taglie (contraddistinto dalla sigla C.T.) impegnato a
dare la caccia ai lestofanti di turno con lo scopo principale di
incassare la taglia, unica speranza di sbarcare il lunario vista la
loro condizione di costante precarietà.
Si perché i protagonisti di
questa curiosa saga sono tutt’altro che eroi! La combriccola si
compone di cinque elementi: il Professore, distinto ed elegante
signore in bombetta che è un po’ la mente del gruppo; Jonny Logan,
alias Giovanni Loganetti, il più scaltro dei cinque, le cui fattezze
sono ricalcate sul modello dell’attore Lando Buzzanca allora molto
popolare; Mago Magoz, illusionista molto abile nell’arte del
raggiro; Dan Muscolo, ossia Danilo Muscolotti, energumeno poco
sveglio ma sempre pronto quando c’è da menare le mani; Ben Talpa,
al secolo Benito Talponi, occhialuto e lentigginoso, furbo e ben poco
incline alle regole. Fu incaricato di dare un volto ed un corpo a
questi personaggi Leone Cimpellin, disegnatore di lungo corso che
aveva prestato le sue matite per fumetti di successo come Plutos
e Pecos Bill, e che era entrato stabilmente nel parco autori
del glorioso Corriere dei Piccoli, da cui si allontanò
proprio in occasione del suo incarico per Jonny Logan. Ricorda
l’autore: “Su Jonny Logan mi firmavo Ghilbert perché il
direttore generale della casa editrice del Corrierino, pur senza un
preciso accordo scritto, avrebbe preferito che io lavorassi in
esclusiva per loro. Purtroppo però della pimpante redazione che
eravamo era rimasto ben poco […] venni in qualche modo relegato
alla realizzazione di illustrazioni per la pubblicità e cose simili.
Mi sentivo abbastanza avvilito. Io volevo fare fumetti! Fu quindi
inevitabile la separazione consensuale e il mio nuovo matrimonio con
Jonny Logan” 1. Ed il matrimonio fu decisamente
felice, visto l’affiatamento della coppia di autori sottolineato
dal rapido successo della testata. Un successo non certo scontato
viste le tematiche affrontate, perché Jonny Logan è un fumetto che
affonda le mani nella realtà sociale e politica dell’Italia di
quegli anni, e lo fa con coraggio nonostante gli intenti satirici.
Con coraggio perché quelli erano gli anni di piombo, del terrorismo,
di un’Italia guidata da una classe politica corrotta fino al
midollo. Ma era anche l’Italia dove, dopo il ’68, le classi
sociali meno agiate rialzavano la testa e facevano sentire la propria
voce. Punto di forza del fumetto di Garofalo e Cimpellin è infatti
la scelta di ambientare la storia nel nostro paese, senza soluzioni
di comodo che indorassero la pillola, senza mediazioni ma con la
decisa volontà di mettere alla berlina il marcio di quel periodo
storico senza guardare in faccia nessuno. I due autori non
risparmiarono attacchi ben poco velati all’Esercito, ai
Carabinieri, al Vaticano, tutte le istituzioni politiche, militari e
religiose furono prese di mira dalla loro satira corrosiva che andava
ad incastonarsi su un impianto narrativo non troppo distante dalla
cinematografica commedia all’italiana del dopoguerra. Jonny Logan e
i suoi compari non avrebbero infatti sfigurato come personaggi di
contorno di un film con Totò, con cui condividono la filosofia di
vita che fa dell’arte di arrangiarsi il leit motiv della
vita di tutti i giorni.
Il pubblico si trovò tra le mani un fumetto
che, al di là dei superficiali punti di contatto con le avventure
del Gruppo T.N.T., stupiva per l’irriverenza con cui si prendeva
gioco del Potere con la P maiuscola, che nonostante potesse essere
considerato un prodotto d’evasione riusciva ad affrontare tematiche
complesse e delicate, dal divorzio alla malasanità, dalla corruzione
degli ambienti politici ai mille mali radicati nell’amministrazione
pubblica. Ricorda Garofalo: “Già al terzo numero di Jonny Logan
avevamo raggiunto la cifra di sessantasettemila copie vendute, ma il
distributore, noto fascista, voleva ostacolarci fino a costringerci
alla chiusura” 2, e ancora Cimpellin: “E poi
Garofalo aveva delle gran belle idee, quindi c’era poco da dirgli.
E questo nonostante fosse al suo primo lavoro nel mondo del fumetto.
[…] Era un personaggio che dava fastidio, in Jonny Logan diceva
delle cose piuttosto scomode” 3. Nonostante alcune
difficoltà gestionali la serie proseguì con successo, ed i C.T.
furono inclusi nel parco personaggi che rese indimenticabile la seconda edizione della trasmissione di fumetti in tv Supergulp!.
Nel 1977, dopo 56 albi pubblicati, l’editore decise (chissà
perché!) di abbandonare il formato pocket in bianco e nero,
lanciando una seconda serie di Jonny Logan in fascicoletti a colori
con un numero ridotto di pagine. Il fumetto perse parecchio del suo
smalto, e nel giro di poco più di un anno (nel dicembre del 1978)
chiuse definitivamente. Un evento davvero spiacevole, in conseguenza
del quale i lettori italiani furono privati di una lettura
intelligente ed esilarante al tempo stesso. Per motivi editoriali (ma
forse non soltanto) venne a mancare una voce scomoda che aveva il
coraggio di sbattere i mostri in prima pagina, di ridere dei mali
dell’Italia di allora, dei (molti) vizi e delle (poche) virtù
dell’italiano medio e della sua classe dirigente. Dimenticato forse
troppo presto, frettolosamente liquidato da molti come clone povero
di Alan Ford, dopo 5 anni e 77 numeri usciti Jonny Logan cadde
nell’oblio, ricordato però come un fumetto di culto per la
generazione che ebbe la fortuna di leggerlo. Per quasi trent’anni
mai nessuna ristampa, né tanto meno progetti di riproporre la serie
in una versione aggiornata, fino a quando nel 2007 la piccola casa
editrice parmense Edizioni Losupponevo annunciò l’arrivo nelle
fumetterie della collana Jonny Logan Collection, un ambizioso
progetto di ristampa integrale con 2 episodi per volume. Ma dopo
l’uscita del primo, di nuovo il silenzio. Peccato perché a
rileggerlo oggi il fumetto di Garofalo e Cimpellin, nonostante sia
strettamente connesso alla realtà di quegli anni, non ha perso la
sua efficacia e anzi (dovremmo dire purtroppo) risulta ancora
attualissimo nelle tematiche affrontate. Chi avrebbe oggi il coraggio
di portare nelle edicole un prodotto di questo genere? La risposta è
un silenzio assordante!
Note:
1 “Quaderni d’Autore:
Leo Cimpellin - Leo Ortolani” a cura di Davide Barzi – Edizioni
If, 2002
2 Idem
3 Idem